Sequenza di un sogno

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Fotografia di Barbara Mensch / Photo by Barbara Mensch

Lei, seduta in un sogno, era ritornata su quella  riva di ghiaia sotto Franklin Delano Roosevelt Drive. La marea nascondeva qualcosa. Era uno sbarco di rotonde creature arrivate da Brooklyn che emergevano dall’acqua respirando nebbia. Lo sciabordio cullava il loro sbarcare curioso e un gabbiano le sorvolava discreto, un poco lontano.

Si addormentò, seduta nel sogno, accanto alla macchina fotografica e al cavalletto. Quando si risvegliò, nel cielo non c’erano più ali e nel chiasso industriale di centinaia di auto che si spostavano la città apparve. Con la bassa marea, le creature sopravvivevano a mala pena sulla riva prosciugata, e agitavano quelle specie di braccia affinché qualcuno si accorgesse di loro, magari con un telescopio, da Vinegar Hill.

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Fotografia di Barbara Mensch / Photo by Barbara Mensch

Dopo certi sogni, i risvegli portano sempre fatiche o entusiasmi.

Lei, al lavoro, alla scrivania dell’ufficio iconografico di un editore, sorseggiava caffè fumante mentre sceglieva fotografie d’autore. La scoperta di una sequenza. Una nebbia poetica seguita dall’implacabilità della luce. La Storia demolita e camuffata in vecchi piloni chiedeva disperata attenzione a braccia alzate, davanti al ricamo del Manhattan Bridge.

Era difficile credere nella felicità. Ma era qualcosa che si doveva estrarre ogni giorno, la felicità. Un frammento screziato sotto una montagna di sabbia. Era la scoperta muovendo il setaccio.  Era nel decifrare il paesaggio che cambia, perché cambia. Come la marea. Come la nebbia. Nebbia e marea coprono, nascondono per poi rivelare.


 

Copyright © 2018, Silvia Dacomo
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