INVERNO DI GIOVINEZZA

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Foto di Luca Vittonetto

 

Il sole invernale è sempre più interessante del sole dell’estate. L’ombra aveva trasformato un cappello con pon pon in un elmo mai visto. La giovinezza cercava il sole fuori dal trapezio d’ombra, e il riposo su un tappeto artificiale.

Ma a lei non sembravano dei guerrieri. Sembravano solo dei fanatici dello skateboard, drogati di suonerie e telefonini. Questa giovinezza che filmava tutto, condivideva in tempo reale ogni istante, viveva di trilli personalizzati e chat con lo sguardo ostinato su un video, era assai patetica. Registrava anziché vivere, trasmetteva anziché parlare.

Ma che cos’era stata la sua giovinezza, se paragonata alla presente? Essere vissuta in un’epoca senza dubbio superiore, questa era la differenza. Dove ci si inebriava del profumo della carta dei libri, dove darsi un appuntamento significava rispettare un orario e quindi un accordo, senza ridiscuterlo cinque minuti dopo, dove ci si incontrava nelle piazze vere, dove si teneva la testa alta per vedere il mondo e non un telefono.

I ragazzi se ne andarono, l’ombra del condottiero abbandonò il muro e cedette all’ombra del trapezio.

La donna sulla panchina riprese a leggere il giornale. Il trillo di un sms la interruppe. “Vieni a prendere un caffè?”. Era la sua migliore amica. “Sì, sono in giro, arrivo tra una mezz’oretta”. Notò che i ragazzi avevano lasciato qualcosa per terra. Si alzò e raggiunse il muro. Era un telefonino. Lo raccolse e sfiorò il video. La chat era aperta.

– ke caspita fai?
– siamo qui al salone della musica io barbara manu, sentito cose incredibili
– non ce la faccio a non vederti
– tu, sei sempre ke studi tutte quelle str.zte di mate?
– sì, domani ho la programmata
– io dom di ita. ma fra poco vado a casa
– ke gente c’è lì?
– guarda ke gente c’è. mando foto
– ma ki è?
– una signora… presi di mira da quando siamo qui
– ke vuole la stronza?
– niente ci pianta gli occhi addosso, la conosco
– ma va? kkkki è???!
– non lo so, ma credo si chiami… sig.ra solitudine!!
– ok…sì dalla foto sembra molto infelice
– e ci guardava come fossimo degli zombie
– be’ guarda ke manu a volte nn è tanto diverso 🙂
– alla fine mi ha fatto pena, spero ke non saremo mai così, era terribile
– no, ke pensi, tu non sarai mai così, solo le persone invidiose sono così

La signora spense il telefono e lo restituì alla reception della kermesse. Insieme a una nuova consapevolezza. E a un’ombra fredda che la avvolgeva tutta, come un inverno lontano.


Copyright © 2015, Silvia Dacomo
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