Echi di David

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Echi di David

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Musiche che ti catturano subito. E per “subito” intendo presto nella vita, presto, quando sei molto giovane. Un entusiasmo che ti disorienta, perché non insegue affatto i tuoi gusti musicali primari ma in un attimo li rovescia tutti come birilli in uno strike.

La prima volta che ho ascoltato Echoes avevo sedici anni e fu una folgorazione. Facendo due conti era il 1981, e facendone tre il disco era uscito nove anni prima. I Pink Floyd svettano nel mio parco musicale, che tiene insieme tanti magnifici alberi dalle fronde sonore, nei quali scorre una linfa classica, rock, prog, melodica e cantautoriale, e poi una cotta per David Gilmour e per la sua voce io ce l’ho sempre avuta.

Anche le isole d’Hyères, dove ogni anno da più di venti ci passo almeno un weekend lungo, fanno parte del mio parco di disintossicazione dal mal di vivere planetario. Sull’isola maggiore, Porquerolles, c’è una cala lunga e stretta che si chiama Gorge du Loup. Per chi come me la raggiunge da escursionista, la discesa non è del tutto banale (si scivola), e le sponde rocciose non agevolano certo una permanenza balneare. Che sia stata creata dalla natura per essere vista dall’alto in tutta la sua magnificienza di colori e purezza (con il vento giusto)? O per una rapida nuotata per poi andarsene sapendo che per tutto l’anno te ne ricorderai? Mi piace immaginarlo perché giocare con queste illusioni fantasmagoriche mi ha sempre reso felice. Quel che so per certo è che è un luogo dove nidificano i gabbiani, dove da anni un legno bianchissimo è incastrato tra le rocce, segnaposto surreale nella scogliera fiorita in primavera.

Nel primo tratto della cala, quello che si vede nel video (in fondo alla pagina), ci si balocca nuotando fra colori e trasparenze, si fa qualche tuffo. Poi nuoti per l’intera lunghezza, doppi il piccolo capo sulla sinistra e fai snorkeling luogo la costa rocciosa dietro la cala. Perché dietro la punta, l’acqua sprofonda di trenta metri nel suo color cobalto, stracolma di occhiate e pagelli, e sulle rocce gli anemoni si piegano nel vento liquido fra l’impertubabilità delle stelle marine e la danza delle donzelle pavonine. Ci sono molti archetti rocciosi in cui infilarsi, caprioleggiare.

Ma cosa c’entra tutto questo con Echoes? In una nuova età recente, quella della presunta maturità, l’ho ascoltata nella Gorge du Loup con l’mp3 subaqueo. Qui non c’è l’albatros che volteggia sopra i tuoi occhi mentre nuoti a dorso, ma il gabbiano. Cambiano le simbologie, i riferimenti, ma questo pezzo sembra essere scritto per l’acqua. Dentro l’acqua. Da giovane quando l’ascoltavo mi estraniavo come se fosse un brano di musica classica, e lì compresi la salutare potenza della musica psichedelica. Oggi so per certo che quel suono appartiene a questa cala favolosa e a tutte le creature che la abitano.

 

un’idea della Gorge du Loup: MOV01451